I miracoli di Gesù

(074)

Gesù cammina sulle acque (274.2 - 274.3 - 274.4)

Gesù si scuote dalla sua meditazione. Si alza. Guarda il lago. Cerca su esso alla luce delle superstiti stelle e della povera alba malata e vede la barca di Pietro che arranca faticosamente verso la sponda opposta, ma che non ce la fa.
Gesù si avvolge strettamente nel mantello sollevando il lembo, che cade e che gli darebbe noia nello scendere, sul capo come fosse un cappuccio, e scende di corsa, non per la strada già fatta ma per un sentieruolo rapido che va direttamente al lago. Va velocemente che pare che voli.
Giunto sulla riva schiaffeggiata dalle acque che fanno sul greto tutto un orlo di spuma sonante e fioccosa, prosegue il suo cammino veloce come non camminasse su un elemento liquido e tutto in movimento ma sul più liscio e solido pavimento della terra.
Ora diventa Egli luce. Sembra che tutta la poca luce che ancora viene dalle rare e morenti stelle e dall'alba burrascosa si converga su Lui e ne venga raccolta come fosforescenza intorno al suo corpo slanciato. Vola sulle onde, sulle creste spumose, nelle pieghe scure fra onda e onda, a braccia tese in avanti, col manto che si gonfia intorno alle sue gote e che svolazza, per quanto può, così stretto come è al corpo con un palpito d'ala.
Gli apostoli lo vedono e gettano un grido di paura che il vento porta verso Gesù.
"Non temete. Sono Io." La voce di Gesù, per quanto abbia il vento contrario, si spande sul lago senza fatica.
"Sei proprio Tu, Maestro?" chiede Pietro. "Se sei Tu dimmi di venirti incontro camminando come Te sulle acque".
Gesù sorride: "Vieni" dice semplicemente come fosse la cosa più naturale del mondo camminare sull'acqua.
E Pietro, seminudo come è, ossia con una tunichella corta e senza maniche, fa un salto soprabordo e va verso Gesù.
Ma quando è lontano una cinquantina di metri dalla barca e quasi altrettanto da Gesù, viene preso dalla paura. Fin lì l'ha sorretto il suo impulso d'amore. Ora l'umanità lo soverchia e... trema per la propria pelle. Come uno messo su un suolo scivoloso o meglio su una sabbia mobile, egli comincia a traballare, ad annaspare, a sprofondare. E più annaspa e ha paura e più sprofonda.
Gesù si è fermato e lo guarda. Serio. Attende. Ma non stende neppure una mano che ha anzi conserte al petto e non fa più passo o parola.
Pietro sprofonda. Scompaiono i malleoli, gli stinchi, i ginocchi. E il terrore è sul suo viso. Un terrore che lo paralizza anche nel pensiero. Non è più che una carne che ha paura di affogare. Non pensa neppure di gettarsi a nuoto. Nulla. E' inebetito dalla paura.
Finalmente si decide a guardare Gesù. E basta che lo guardi perchè la sua mente cominci a ragionare, a capire dove è salvezza. "Maestro, Signore, salvami".
Gesù disserra le braccia e quasi portato dal vento o dall'onda si precipita verso l'apostolo e gli tende la mano dicendo: "Oh! che uomo di poca fede. Perchè hai dubitato di Me? Perchè hai voluto fare da te?"
Pietro che si è afferrato convulsamente alla mano di Gesù, non risponde. Lo guarda soltanto per vedere se è in collera, lo guarda con un misto di restante paura e di sorgente pentimento.
Ma Gesù sorride e lo tiene ben stretto al polso, sino a che raggiunta la barca ne scavalcano il bordo e vi entrano. E Gesù comanda: "Andate a riva. Costui è tutto bagnato." E sorride guardando l'umiliato apostolo.
Le onde si spianano per facilitare l'approdo, e la città vista altra volta dall'alto di una collina si delinea oltre la riva.